Quando lo sport è maestro di vita
Ieri ho partecipato alla gara di Triathlon Sprint Silca Cup ad Alpago (BL) organizzata al lago di Santa Croce, competizione che comprende in sequenza il nuoto (750 mt), la bici (20 Km) e infine la corsa (5 km), la location è meravigliosa, il lago è incastonato in mezzo ai monti, quasi un teatro naturale, l’unico problema per me, che con il nuoto faccio ancora a “cazzotti”, è che nell’acqua dolce del lago si galleggia molto meno rispetto all’acqua salata del mare e si ha sempre la sensazione sgradevole di avere la gambe che vanno a fondo, sembra quasi di “affogare”; l’unica salvezza per un PIOMBO come me è indossare la muta che aiuta moltissimo nel galleggiamento e di conseguenza nella velocità della nuotata.
BENE, la giornata era iniziata nel migliore dei modi con una bella giornata di sole e assenza di vento ma la brutta notizia era dietro l’angolo ed è arrivata poco prima della partenza, i giudici di gara avevano vietato la muta in gara perchè la temperatura dell’acqua era superiore ai 21° e di conseguenza il regolamento prevede che la frazione nuoto venga effettuata con il solo body da gara
PANICO
se devo essere onesto mi era passato per la testa di indossare comunque la muta e poi farmi squalificare anche se molto probabilmente in mezzo a oltre 600 atleti non se ne sarebbe fosse accorto nessuno, ma lo avrei sempre saputo io e a me stesso non avrei mai potuto mentire, la coerenza con i valori dello sport in cui credo me lo ha vietato.
Decido quindi di fare un pò di riscaldamento a nuoto insieme a mio fratello, anche lui gareggiava, ma le sensazioni di non galleggiamento non erano per niente buone e quindi alla partenza della gara mi presento con un brutto presentimento sul groppone.
Iniziano le batterie di partenza e l’ansia continuava a montare, pensavo all’acqua fredda, alle gambe che affondavano…mmmmm….no bene….finché tocca alla nostra batteria: prontiii…..viaaa! Mi butto in acqua ed inizio a nuotare, avrò fatto si e no 150 metri e il brutto presagio diventa una BRUTTISSIMA REALTA’, mi è venuto un attacco di panico, mi sono irrigidito e ha preso il sopravvento la sensazione di affogamento!
E QUI’ ENTRA IN GIOCO IL MIO GIOVANE FRATELLO, PAOLO
mi aveva tenuto d’occhio dalla partenza e non vedendomi più al suo fianco si è fermato e mi ha visto fermo in mezzo all’acqua quindi ha deciso di mandare all’aria la sua gara e di tornare indietro; mi affianca, al che io gli dico: “AFFOGO!” e lui con il suo sangue freddo (dopo mi ha raccontato che non sapeva se ridere o preoccuparsi) mi risponde “Ma come affoghi? stai galleggiando e hai anche il fiato per parlarmi”, a quel punto il mio cervello ha fatto CLICK, in effetti il panico mi aveva annebbiato, non ero lucido perché in realtà ero tranquillamente in galleggiamento e stavo anche parlando con lui….mi sono tranquillizzato e piano piano ho ripreso a nuotare insieme a lui.
Tempo pochi minuti cosa succede?
Vicino a noi un altro atleta richiama la nostra attenzione e cosi ci dice? “AFFOGO”
Al che Paolo, armato del suo ormai proverbiale sangue freddo, gli si avvicina e dopo averlo tranquillizzato lo tiene vicino a noi per nuotare insieme e portare in fondo in qualche modo la frazione nuoto
Il finale di questa storia? siamo riusciti comunque a finire il nuoto, sicuramente malissimo con i tempi ma BENISSIMO con il morale!
HO TRATTO DEI GRANDI INSEGNAMENTI DI VITA DA QUESTA GARA
innanzitutto il sangue freddo di mio fratello ha vinto rispetto alla mia emotività e nonostante io abbia molta più esperienza nelle gare rispetto a lui vi garantisco che senza senza il suo aiuto mi sarei ritirato. Quindi ho pensato: quante volte nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nei rapporti con le altre persone, l’emotività ha preso il sopravvento su di me? quante scelte sbagliate mi ha fatto fare? ci vuole calma e sangue freddo 🙂 e questa volta il giovane ha insegnato al “vecchio” (si fa per dire vecchio 😉 )
Altra cosa importante è che ho visto anteporre gli interessi personali di Paolo (il triathlon resta pur sempre una competizione individuale) rispetto a persone in difficoltà, passi per me che sono il fratello, ma per un perfetto sconosciuto ha fatto la stessa identica cosa.
Quando dico che lo sport è maestro di vita intendo proprio questo, ci fa diventare persone migliori, per noi stessi, facendoci superare ansie, fatica e paure e per la società facendo diventare la cosa più naturale del mondo aiutare – senza se e senza ma – chi è in difficoltà.
P.S. Ho un fratello che è una meraviglia! Bravo Paolo, per me ieri hai vinto tu!